‘’È una legge che merita di essere rivista perché non risolve i problemi. Cioè sciogliere i Comuni significa quasi mettersi contro la popolazione che lo avverte come un sacrificio alle proprie scelte. Un provvedimento ablatorio e ablativo delle proprie scelte, e questo secondo me va evitato. Bisogna tornare ai vecchi sistemi, cioè il controllo sulla legittimità degli atti. Bisogna mettere una Commissione che esamini gli atti, che sia il vecchio Coreco o la Prefettura poco importa, ma probabilmente bisognerebbe estendere il controllo anche nel merito degli atti. Io non do colpa allo stato, ma al legislatore che dovrebbe riadattare la legge alla realtà, che nel frattempo è cambiata’’. (Prefetto Piscitelli su legge scioglimento comuni, conferenza stampa di saluto alla città di Reggio Calabria)
Anche il Procuratore Cafiero De Rhao ha sollevato serie critiche e dubbi circa la validità e la efficacia della attuale normativa, sugli scioglimenti dei comuni per mafia.
Non siamo d’accordo con la soluzione prospettata dal Prefetto. Non abbiamo bisogno di una ulteriore ingerenza delle Prefetture negli enti locali, né di una ulteriore forma di sospensione della democrazia. Ci mancherebbe che le Prefetture entrino nel merito degli atti. Esistono già i sistemi di controllo che vanno implementati. Come esistono le misure per evitare che la criminalità organizzata tenti di infiltrarsi, leggasi codice antimafia e norme anticorruzione. Intanto le Prefetture dovrebbero meglio organizzarsi per rendere funzionale ed efficiente il sistema di certificazione antimafia. Altra cosa sarebbe una Commissione di verifica e monitoraggio che affianchi gli enti locali a rischio, ovviamente disciplinando correttamente la “dichiarazione” di rischio, evitando che diventi una ulteriore arma di lotta politica da parte delle opposizioni, che perdendo sempre le elezioni tifano per gli scioglimenti, fermo restando la pronuncia di decadenza, per quegli amministratori individuati responsabili, da sostituire facendo scorrere le graduatorie degli eletti, sia per evitare inutili costi per le elezioni, sia per non compromettere la stabilità amministrativa, sia per non penalizzare le persone perbene, sia per togliere l’arma “ricattatoria” alle opposizioni.
Allora bisogna passare dalle parole ai fatti, ecco perché, di seguito lancio la mia proposta di rivisitazione della norma, aperta ovviamente a tutti gli emendamenti migliorativi che dovessero pervenire, da sottoporre al Ministro Alfano, affinché provveda a far varare al Governo apposito disegno di legge.
A mio avviso, ma ripeto ogni ulteriore proposta è ben accetta, bisognerebbe rivedere l’impianto normativo nei seguenti punti:
PROPOSTA PER L’ACCESSO
La proposta per l’accesso spetterà sempre alla locale Prefettura e sarà decretata dal Ministero dell’Interno, sentita, entro un termine prestabilito, la Conferenza Unificata Stato, Regioni , Enti locali.
COMMISSIONE D’ACCESSO
Nominata dal Ministro, sarà composta da tre soggetti in rappresentanza del Ministero ed integrata da due membri, da nominare entro un termine prestabilito, designati uno dall’Ente locale interessato, fra soggetti estranei al Consiglio, uno dall’Anci regionale.
SCIOGLIMENTO
Lo scioglimento sarà decretato dal Ministero dell’Interno, sentita , entro un termine prestabilito, la Conferenza Unificata Stato, Regioni , Enti locali.
CONSEGUENZE
Le conseguenze, oltre tutte quelle altre previste per legge, saranno la pronuncia di decadenza degli amministratori responsabili, la loro sostituzione con i primi dei non eletti nelle rispettive liste di appartenenza, la nomina di una apposita Commissione di verifica degli atti e della gestione, al cui parere va sottoposto ogni atto, appunto di indirizzo o di gestione che sia.
Naturalmente, per il momento, è solo un canovaccio di discussione, sul quale confrontarsi tutti per stendere una proposta completa e definitiva.