Nei piccoli centri, nei quali esistono pochi negozi, come il market che fornisce le derrate per la mensa scolastica, ovvero l’unico distributore di carburante, essendo gli altri distanti oltre decine di chilometri, l’introduzione della fattura elettronica sta suscitando non poco allarme. Infatti gli operatori, che spesso cedono i beni agli enti solo per ragioni di buon vicinato, annunciano già che si rifiutano di continuare ad effettuare le forniture, soprattutto quando mensilmente le stesse ammontano a poche centinaia, a volte decine di euro, dato che il costo da sopportare, per fare inoltrare la fattura elettronica all’ente, dai professionisti di settore, spesso supererebbe il reale guadagno. La soluzione sovviene nell’art. 1475 del codice civile, le spese del contratto di vendita [1470] e le altre accessorie sono a carico del compratore, se non è stato pattuito diversamente [1196]. Ecco allora che i piccoli fornitori locali, che forniscono pochi generi agli enti, risolvendo peraltro un problema degli stessi, potrebbero porre a carico di questi ultimi il costo per la emissione della fattura elettronica, così come avviene nella ipotesi di prestazioni esenti da iva e soggette a bollo, nel qual caso il venditore, proprio ai sensi del citato art. 1475, pone a carico dell’acquirente il costo del bollo. Peraltro gli enti stessi potrebbero disporre nei regolamenti per gli acquisti economali e per gli acquisti in economia, che vanno sicuramente adeguati alle recenti disposizioni, che il costo per l’eventuale emissione della fattura elettronica, quando l’imponibile della stessa fosse inferiore a mille euro, venga posto a carico dell’ente , entro un limite massimo, che potrebbe essere di dieci euro, coincidente cioè con i prezzi mediamente praticati dai professionisti per la emissione ed invio della fattura elettronica ai propri clienti.