L’importanza del riaccertamento ordinario dei residui: il warning della Corte dei conti

La fase del riaccertamento ordinario dei residui è quella in cui deve essere assicurata la coerenza tra i dati contabili e la reale situazione patrimoniale dell’ente locale, verificando la correttezza dei residui attivi e passivi presenti nel bilancio, al fine di confermare o eliminare le somme non più esigibili dovute: è quanto evidenziato dalla Corte dei conti, sez. reg. di contr. Puglia, nella delib. n. 47/2025/PRSE, depositata il 28 marzo 2025.

I residui passivi rappresentano debiti dell’ente locale verso terzi, derivanti da spese impegnate in esercizi precedenti ma non ancora pagate alla fine dell’anno; si tratta, in sostanza, di somme che l’ente si è impegnato a corrispondere per contratti, servizi o forniture, ma che per varie ragioni non sono state liquidate o saldate entro l’anno di riferimento.

Il riaccertamento dei residui passivi è un’operazione cruciale per verificare la validità di questi impegni e garantire che il bilancio non riporti obbligazioni ormai superate o inesistenti.

Il processo di riaccertamento dei residui passivi segue una procedura strutturata; quindi, deve essere verificata l’esistenza di un titolo giuridico valido, come un contratto, un ordine o una determina, la permanenza dell’obbligazione, ossia la necessità e la possibilità di onorare quel debito e la congruità dell’importo iscritto rispetto alla prestazione ricevuta o alla fornitura erogata. Solo successivamente può essere disposto il mantenimento del residuo passivo, se l’obbligazione è ancora valida e il pagamento può essere effettuato nei tempi previsti, la cancellazione del residuo, se il debito è prescritto, estinto o se non vi sono più ragioni per onorarlo o la reimputazione del residuo se finanziato da entrate vincolate e nel caso in cui l’obbligazione permanga ma debba essere trasferita a un esercizio successivo per motivi di esigibilità.

Un’errata gestione dei residui potrebbe comportare o una sovrastima del risultato di amministrazione, fornendo all’amministrazione maggiori risorse “non veritiere” da destinare alla programmazione, o una sottostima del risultato di amministrazione; da una erronea gestione dei residui può derivare sia un errato utilizzo dell’FPV con il quale si trasferisce la competenza degli impegni al futuro, congelando risorse, sia un’errata valutazione dei residui passivi e delle rispettive economie di spesa, impedendo dunque, una corretta programmazione delle risorse.

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