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L’importanza della capacità di riscossione dell’ente locale

La capacità dell’Ente di realizzare le entrate accertate costituisce il presupposto ineludibile per l’impostazione delle politiche pubbliche, considerato che intorno alle risorse finanziarie, alla loro effettiva realizzazione e alla loro corretta utilizzazione, ruota il sistema di armonizzazione dei bilanci e delle regole di sana gestione: è quanto ricordato dalla Corte dei conti, sez. reg. di contr. Basilicata, nella delib. n. 155/2024/PRSP, depositata il 30 ottobre 2024.

Come ricordato dalla Corte Costituzionale (sent. n. 51/2019), una riscossione ordinata e tempestivamente controllabile delle entrate è elemento indefettibile di una corretta elaborazione e gestione del bilancio, inteso come «bene pubblico» funzionale «alla valorizzazione della democrazia rappresentativa» (cfr. sez. reg. di contr. Basilicata, delib. n. 38/2024/PRSE).

Sotto altro aspetto va, poi, rimarcato che lo sviluppo dell’autonomia finanziaria e, entro i limiti di legge, dell’autonomia impositiva, che contraddistingue la finanza comunale unitamente al conseguente ridimensionamento della finanza derivata, rendono centrale il ruolo della riscossione delle entrate quale mezzo atto ad assicurare i servizi da rendere alla comunità amministrata. Da ciò discende che tanto più efficace sarà la capacità dell’Ente di riscuotere le proprie entrate, tanto più alta sarà la disponibilità di risorse liquide per rendere maggiori e/o migliori servizi alla cittadinanza (cfr. sez. reg. di contr. Basilicata, delib. 40/2024/PRSP).

La limitata capacità dell’ente di assicurare il reperimento e l’effettiva riscossione delle risorse necessarie per realizzare le proprie funzioni e, dunque, garantire il soddisfacimento dei bisogni della collettività, provoca, nel tempo, la crescita della mole dei residui attivi (con la conseguente necessità di procedere a congrue operazioni di neutralizzazione mediante accantonamento a FCDE), ricorrenti difficoltà di cassa (che determinano il costante ricorso all’anticipazione di tesoreria), nonché ritardi nell’adempimento delle proprie obbligazioni (con l’innalzamento dei tempi di pagamento); tutto ciò rischia di mettere a rischio il permanere degli equilibri di bilancio.

La Corte ha rammentato all’Ente l’indefettibile principio generale dell’indisponibilità dell’obbligazione tributaria “riconducibile ai principi di capacità contributiva (art. 53, comma 1, della Costituzione) ed imparzialità nell’azione della pubblica amministrazione (art. 97 della Costituzione), espressione entrambi del più generale principio di eguaglianza nell’ambito dei rapporti tributari. Dall’indisponibilità dell’obbligazione tributaria, vincolata ed ex lege, si ricava, quindi, il principio dell’irrinunciabilità della potestà impositiva, con i corollari della non prorogabilità del recupero delle somme a tale titolo dovute e della necessità che l’azione dell’Ente sia tempestivamente volta ad evitare la prescrizione del credito tributario, con conseguente pregiudizio per gli interessi erariali.

Appare, dunque, chiaro come la tenuta del bilancio sia suscettibile di subire una potenziale compromissione, considerato che la criticità rappresentata potrebbe determinare comunque una sensibile attenuazione della possibilità per l’Ente di far fronte alle proprie obbligazioni per il venir meno di entrate proprie. (vedi, ex multis, Corte dei conti, Sez. Reg. Contr. Emilia-Romagna, deliberazione n. 102/2020/PRSP).

La tempestività delle azioni esattive è un fattore cruciale per migliorare l’entità del recupero effettivo e, tra l’altro, riduce la probabilità che intervengano eventi avversi in ordine alle condizioni reddituali e patrimoniali del debitore È quindi necessario “porre in essere ogni opportuna iniziativa per il recupero coattivo dei crediti, anche al fine di evitarne la prescrizione, fattispecie che può comportare, altresì, profili di responsabilità erariale” (sez. reg. di contr. Piemonte, delib. n. 103/2022).