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Serve una congrua motivazione per revocare la procedura di stabilizzazione dei dipendenti comunali precari

La revoca della procedura per la stabilizzazione del personale precario comunale per difficoltà finanziarie deve essere adeguatamente motivata, poiché è necessario operare un bilanciamento tra le esigenze finanziarie del Comune e l’interesse legittimo dei lavoratori che possiedono i titoli per conseguire la stabilizzazione: è quanto evidenziato dal Consiglio di Stato, sez. IV, nella sent. 21 marzo 2024, n. 2781.

Secondo i giudici, le preminenti esigenze finanziarie che avevano distolto la disponibilità in bilancio per la copertura del posto messo a concorso, poste a motivazione della revoca, non possono essere genericamente enunciate ma vanno descritte analiticamente, altrimenti la motivazione è meramente apparente, soprattutto tenuto conto che, nel caso specifico, vi erano i pareri negativi della responsabile del servizio finanziario del Comune rispetto alla revoca, del revisore e del segretario.

In sintesi, i giudici hanno stigmatizzato l’assenza di una valutazione ponderata alla base della revoca, sempre necessaria quando si pone in essere un atto di autotutela, oltretutto a notevole distanza di tempo dall’emanazione dell’atto revocato (nel caso specifico, circa cinque anni), e la presenza di una motivazione sulle ragioni per esercitare lo ius poenitendi espresse con una formula di stile.