I molteplici effetti positivi di una efficiente riscossione delle entrate

Il miglioramento della riscossione non solo consente di ridurre il fondo crediti di dubbia esigibilità ma anche di contribuire al ripiano dell’eventuale disavanzo dell’esercizio precedente: è quanto evidenziato dalla Corte dei conti, sez. reg. di contr. per l’Emilia-Romagna, nella delib. n. 124/2023, depositata lo scorso 14 settembre.

I giudici hanno sottolineato l’esigenza di una particolare cura per le entrate proprie dell’ente locale, la qual cosa ha un’intuibile incidenza anche sull’effettiva disponibilità di cassa, mancando la quale diviene palese che il perseguimento di un obiettivo duraturo di sana gestione risulterebbe maggiormente difficoltoso e nel caso dell’ente in esame risulta un indicatore di tempestività dei pagamenti, seppure in miglioramento, notevolmente elevato.

Per lo smaltimento dei residui attivi, in via generale, è naturalmente preferibile l’esigenza di una maggiore cura nella riscossione delle entrate per garantire un equilibrio non circoscritto al momento genetico del bilancio, ma anche necessariamente in chiave dinamica (Corte Cost., sent. n. 250/2013), piuttosto che conservare all’interno del risultato di amministrazione poste di entrata risalenti nel tempo che rischiano di dilatare indebitamente la correlata capacità di spesa dell’ente (ancorché attenuate dall’accantonamento al FCDE).

In altri termini, una scarsa capacità di riscossione, rischiando di incidere sull’effettiva disponibilità in termini di cassa delle entrate previste, anche a residuo, per il finanziamento dei programmi di spesa dell’ente, vulnera potenzialmente gli equilibri finanziari dell’ente qualora finisca con l’implicare una sovrastima dei crediti e, conseguentemente, del risultato di amministrazione (Corte Cost., sent. n. 4/2020).

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