L’assenza di addebito di interessi passivi non esime il Comune dal rispetto dei tempi di pagamento

La circostanza che il Comune, pur a fronte di un elevato indicatore di tempestività dei pagamenti, non abbia dovuto corrispondere interessi passivi ai creditori non esime l’ente locale dall’attuare tutte le misure necessarie per il rispetto dei termini di pagamento, per come previsto dal Decreto Legislativo 9 ottobre 2002, n. 231: è quanto evidenziato dalla Corte dei conti, sez. reg. di contr. per l’Emilia-Romagna, nella delib. n. 85/2023/PRSE, depositata lo scorso 12 giugno.

Come è noto, le disposizioni del richiamato decreto, adottato in attuazione della direttiva 2000/35/CE, relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali, reca disposizioni che si applicano ad ogni pagamento effettuato a titolo di corrispettivo nelle transazioni commerciali concluse a decorrere dal 1° gennaio 2013.

Secondo i giudici, la loro violazione delle norme in materia di pagamento dei debiti commerciali non solo espone l’Ente alle possibili conseguenze risarcitorie da parte dei creditori, ma evidenzia anche una condizione inaccettabile che può influire sulla capacità di onorare tempestivamente gli obblighi e di effettuare i pagamenti: ciò è in contrasto con la necessità di garantire il rispetto dei principi di buon andamento dell’azione amministrativa, come contemplato dall’art. 97 della Costituzione.

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