Bassissima capacità di contrasto all’evasione: il warning della Corte dei conti

Una bassissima capacità di contrasto all’evasione si ripercuote negativamente sia in termini di equilibri di bilancio che di liquidità, con la naturale conseguenza che l’Ente risulterà costretto, in mancanza di un incisivo intervento in tal senso, a ricorrere a continue anticipazioni di tesoreria: è quanto evidenziato dalla Corte dei conti, sez. reg. di contr. Sicilia, nella delib. n. 207/2022, depositata lo scorso 19 dicembre, nella quale è stato invitato l’Ente a costituire, ove ritenuto opportuno, anche un‘apposita unità organizzativa a tale scopo preposta.

Come affermato dalla Corte costituzionale, una riscossione ordinata e tempestivamente controllabile delle entrate è elemento indefettibile di una corretta elaborazione e gestione del bilancio, inteso come “bene pubblico” funzionale “alla valorizzazione della democrazia rappresentativa” (sentenza n. 184/2016; nello stesso senso, sentenze n. 247 e n. 80 del 2017; da ultimo, sentenza n. 51/2019).

Lo stesso Giudice delle leggi ha recentemente rilevato come una bassa capacità di riscossione sia un  “problema prevalentemente organizzativo” (Corte costituzionale n. 4/2020), per cui appare evidente che l’Ente non possa trincerarsi dietro la riluttanza dei contribuenti a dare corso ai pagamenti (soprattutto quando mancano addirittura gli accertamenti), ma debba adottare misure organizzative innovative, in grado di migliorare il livello della riscossione, considerato che l’equilibrio del bilancio è fondato su un accettabile livello delle entrate, in grado di sostenere le spese.

Peraltro, la rigidità e la difficolta degli incassi produce effetti anche ai fini del rispetto della tempestività dei pagamenti ex legis prevista.

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