Le disposizioni di cui al Decreto Legislativo 11 aprile 2006, n. 198, contenente il Codice delle pari opportunità tra uomo e donna, non sono applicabili nei confronti dell’organo di revisione economico-finanziaria degli enti locali, la cui composizione e le relative modalità di scelta e di nomina sono tassativamente disciplinate dalla legge, senza possibili spazi per l’autonomia statutaria o regolamentare dell’ente: è quanto affermato dal Ministero dell’Interno in un recente parere pubblicato lo scorso 10 novembre (https://dait.interno.gov.it/pareri/99221), con la conseguenza che nella scelta del Presidente dell’organo di revisione non è necessario il rispetto della parità di genere.
Secondo il Ministero, poiché l’organo di revisione economico-finanziaria, collegiale negli enti di maggiore dimensione, anche se definito organo dell’ente locale non elettivo, è un organo di verifica e vigilanza della regolarità contabile finanziaria ed economica della gestione e, come tale, collocato in un ruolo di terzietà verso l’ente (come si rileva dalle funzioni attribuite ai sensi dell’art. 239 del TUEL – Decreto Legislativo n. 267/2000), non sembra ravvisarsi un presunto contrasto delle disposizioni normative in materia di scelta dei revisori con quelle di cui al Codice delle pari opportunità né il presunto mancato rispetto del principio di equa rappresentanza di genere.
Laddove il legislatore dovesse ritenere di inserire l’obbligatorietà del rispetto della rappresentanza di genere nell’organo di revisione collegiale si dovrebbe comunque rettificare il sistema di scelta dei revisori, attualmente in uso, basato sull’estrazione a sorte dei nominativi dall’elenco dei revisori degli enti locali, previa valutazione che tale modifica avrebbe in funzione del numero degli iscritti, degli enti locali interessati e anche del limite degli incarichi di cui all’art. 238 del TUEL.
Infine, il Ministero ha ricordato che, a livello nazionale, gli iscritti in fascia 3 (da cui individuare il Presidente del collegio) sono per il 77,52% uomini e solo il 22,48% donne e tale ultima percentuale scende drasticamente in diverse regioni.