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Incarico di consulenza legale inerente attività ordinaria non complessa: c’è responsabilità erariale

L’affidamento di un incarico di consulenza legale riguardante un’attività ordinaria e non complessa degli uffici comunali genera responsabilità erariale: è quanto affermato dalla Corte dei conti, sez. giurisdizionale per il Trentino – Alto Adige, nella sent. n. 96/2021, depositata lo scorso 9 agosto, ribadendo il principio secondo cui le PP.AA. devono utilizzare, per lo svolgimento delle proprie funzioni ed in via generale, le risorse dell’apparato istituzionale, potendo derogare a tale regola solamente nei casi di assoluta impossibilità di provvedere con il personale dipendente ed a condizione che tale circostanza risulti oggettivamente accertata con procedure formali che ne diano motivatamente conto (cfr., ex multis, Appello, sez. II, sentt. n. 127/2021, n. 333/2014 e n. 291/2012).

Nel caso specifico, i giudici hanno stigmatizzato il comportamento della Giunta e del Segretario comunale che, nonostante la presenza di un ingegnere quale responsabile dell’Ufficio Cave ed Edilizia Privata e dello stesso segretario, avevano conferito una consulenza legale ad un avvocato per la valutazione di alcune istanze di proroga presentate da concessionari di cave: secondo la Corte, infatti, si era dinanzi ad attività ordinarie non particolarmente complesse, che dovevano essere espletate dalle risorse interne nell’esercizio dei loro compiti istituzionali, attraverso l’applicazione della normativa provinciale in materia, peraltro di facile lettura.

I giudici hanno anche ricordato che l’Amministrazione non è obbligata ad affrontare ogni singola questione amministrativa gestionale, anche la più routinaria, come nel caso di specie, con l’ausilio del miglior professionista del settore dovendo, invece, valorizzare le proprie risorse interne dotate, nello specifico, con riferimento al responsabile dell’Ufficio Cave ed Edilizia Privata, per l’aspetto tecnico, e al Segretario, di idonee competenze, sicuramente sufficienti per gestire in modo appropriato ogni pratica.

Priva di rilievo, inoltre, è stata ritenuta l’esigenza, posta a base della motivazione di ricorrere ad un legale esterno, di limitare il rischio di contenziosi: tale esigenza, infatti, non può certo costituire la motivazione per l’affidamento di (ripetuti) incarichi legali esterni, altrimenti si giungerebbe alla paradossale conseguenza per cui ogni procedimento amministrativo, potenzialmente sempre passibile di conflittualità giudiziaria, dovrebbe essere supervisionato da un consulente, esautorando, in sostanza, l’apparato burocratico comunale dalle proprie funzioni e responsabilità, creando una inutile sovrastruttura e dannosa duplicazione di funzioni e ruoli (nonché, non da ultimo, svilendo le professionalità interne).