La revoca della carica di Presidente del Consiglio Comunale può basarsi non solo su comportamenti che causano un cattivo esercizio di tale funzione (i quali, costituendo violazione degli obblighi di neutralità ed imparzialità inerenti all’ufficio, sono idonei a far venire meno il rapporto fiduciario alla base dell’originaria elezione del Presidente), ma anche su comportamenti attinenti alla vita privata dello stesso che compromettono la dignità del ruolo, poiché tale figura riveste parimenti un’importante valenza rappresentativa dell’intero organo: è quanto affermato dal TAR Puglia, Bari, sez. I, nella sent. del 3 marzo 2021, n. 393.
Nel caso specifico, è stata ritenuta legittima la decisione del Consiglio Comunale di revocare il Presidente che aveva adottato comportamenti contrastanti con le norme contenute nel codice etico per la buona politica approvato dal Comune con delibera di Giunta e che si era lasciato andare a reiterate dichiarazioni, commenti e valutazioni disdicevoli e disonorevoli, distanti dal dovere di adempiere le funzioni pubbliche con disciplina ed onore; inoltre, il Presidente aveva manifestato comportamenti non consoni al ruolo istituzionale, anche mediante epiteti pubblici sui social media, unanimamente condannati dalle diverse forze politiche.
In particolare, fra i comportamenti ritenuti disdicevoli e connotati da gravità tale da giustificare la revoca, era stato documentato che il Presidente revocato, in occasione del Capodanno, si era lasciato filmare mentre esplodeva, dal balcone della propria abitazione ed in presenza di minori, alcuni colpi di una arma, assumendo così un contegno sguaiato, privo di freni inibitori, e, quindi, dando un esempio poco edificante per tutti i cittadini e, in particolare, per le nuove generazioni.