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IL PROBLEMA DIRIGENZA PUBBLICA

 

Renzi pensa ad una dirigenza pubblica fatta solo di esterni, incaricati con contratti a tempo determinato.  Dibattendo delle cause degli scioglimenti dei consigli comunali per infiltrazione mafiosa, nonché dei rimedi e della inefficacia della norma relativa, da più parti, si sente dire che uno dei rimedi sarebbe il commissariamento della dirigenza. Certamente la dirigenza, che sia interna (cioè a tempo indeterminato) ovvero esterna (cioè a tempo determinato e nominata dalla politica), è fatta di soggetti capaci e di soggetti meno capaci, in entrambi le categorie. Per cui non è assumibile una regola generale di inefficienza della dirigenza interna.

Ora a prescindere, in questa sede, dalla analisi di inefficienze, colpe, responsabilità, ci piace soffermarci su due aspetti. Il primo è che la riforma Bassanini, quella per intenderci che aveva come obiettivo la separazione tra attività di indirizzo (lasciata alla politica) ed attività di gestione demandata alla dirigenza, è stata un complessivo fallimento. Ma chi può permettersi il lusso, in questo contingente momento di ingovernabilità vera e di crisi finanziaria, di pensare a ulteriori riforme in questo settore.

Il secondo aspetto è che sicuramente la politica ha una capacità di indirizzo maggiore sulla dirigenza esterna, dalla stessa nominata, e quindi può più facilmente pensare di poter raggiungere gli obiettivi che si propone. Ma è anche vero che la politica non ha mai utilizzato gli strumenti per interdire e spezzare l’autoreferenzialità della dirigenza interna. Infatti la politica non ha mai utilizzato gli strumenti di pianificazione e controllo delle performance, ma ha preferito, forse per ragioni meramente clientelari, distribuire risultati e  correlate indennità  “a pioggia”.  La politica non ha mai adottato e attuato seri strumenti di programmazione e di indirizzo. La politica infine non ha mai adottato, neanche negli enti dove per le dimensioni non sarebbe un problema, veri meccanismi di rotazione della dirigenza, peraltro oggi previsti dalle norme anticorruzione.

Infine a completamento della proposta, da me qualche giorno fa illustrata, per la modifica della norma sugli scioglimenti dei comuni a pericolo di infiltrazione mafiosa, preciso che sono d’accordo sulla sospensione anche della dirigenza, ma intesa come destinazione momentanea in comando temporaneo presso la prefettura competente ( o altro ente da questa individuato) e sostituzione con dirigenti provenienti da altri enti, meglio se fuori territorio. Anche perché pensare ad una sospensione, tout court , della dirigenza può diventare un ulteriore fattore di danno finanziario, dato che, spesso, il personale, dipendente dalla PA, ove  sospeso è stato poi reintegrato dalla Magistratura, con conseguente pagamento di retribuzioni non lavorate, quindi danno oltre la beffa.